I 27 articoli di questa sezione si occupano dell’aspetto ambientale e paesaggistico del territorio, entro cui interagiscono le ricchezze naturali e l’intervento umano, e possono essere suddivisi in sei aree tematiche: acqua (dedicato coste, corsi d’acqua, reti idriche), gravine e animali e piante (incentrato sulla biodiversità), mari di Taranto e prospettive.
L’acqua
Il bene prezioso dell’acqua
Donato Perniola
La possibilità di contare su disponibilità idriche è risultata determinante sia per lo sviluppo che per la sopravvivenza degli abitanti di aree spesso interessate da lunghi periodi siccitosi. Infatti, la maggior parte degli insediamenti civili e rurali, della Terra delle gravine, ha avuto luogo in prossimità di corsi d’acqua e/o sorgenti e/o falde superficiali facilmente captabili.
Se si escludono i corsi d’acqua di origine carsica come i fiumi Galeso e Tara, che peraltro presentano un limitato sviluppo lineare in prossimità della costa, e i fiumi che traggono origine da ampi bacini idraulici dell’appennino lucano (Sinni, Basento, Bradano) la maggior parte dei restanti corsi d’acqua risulta essere effimero e presenta buone portate solo in occasione di abbondanti precipitazioni generalmente concentrate nel periodo autunno/invernale.
Fiumi, corsi d’acqua e sorgenti
Donato Perniola
Il parco regionale della terra delle gravine occupa un vasto territorio posto lungo l’arco jonico tarantino che congiunge l’altopiano delle Murge al mar Ionio.
L’intero territorio è caratterizzato dalla presenza di superfici sub-pianeggianti, variamente estese e digradanti verso il mare, raccordate da gradini con dislivelli decrescenti, e con uniforme andamento subparallelo alla linea di costa attuale (terrazzi marini). Esse rappresentano il risultato della continua azione di modellamento da parte del mare in funzione delle ripetute oscillazioni del livello marino verificatesi e causate dall’interazione tra eventi tettonici e climatici.
Carsismo, grotte e cavità sotterranee
Donato Perniola
La porzione di costa ionica nella quale ricade l’area della terra delle gravine si estende dalle murge sino al mare. Essa è caratterizzata dalla presenza di una notevole varietà di forme della superficie terrestre legate alla sussistenza di rocce di natura e consistenza diversa.
La parte prospiciente il mare è contraddistinta dalla presenza di una ampia zona occupata dalle dune costiere, frutto dell’azione di accumulo da parte del mare, interrotte dalle foci dei principali corsi d’acqua.
Gravine
Gravine e lame
Gianni Palmisano
Il territorio della provincia di Taranto offre uno spettacolo affascinante: la presenza di incisioni profonde denominate “Gravine”.
Queste incisioni hanno avuto origine circa un milione di anni fa, probabilmente a causa di fratture di origine tettonica nella roccia carbonatica, lungo le quali si instaurarono corsi d’acqua che migliaia di anni fa in condizioni climatiche più piovose scorrevano fino al mare.
Rete ecologica e Terra delle Gravine
Vito D’Onghia
La netta convivenza tra solchi erosivi e centri urbani viene sancita dall’esistenza spazio-funzionale che interpreta l’unicità del paesaggio pugliese, in particolare nel case study del versante ionico occidentale, innescando una dimensione dialettica dalla Landscape Ecology.
Le funzioni di Connessione (fisica) e Connettività (ecologica) sottendono le visioni della teoria delle Reti Ecologiche che sono entrate prepotentemente negli ultimi vent’anni all’interno delle discipline della pianificazione urbana e territoriale di tanti Piani Paesaggistici (secondo i dettami del Codice Urbani DLgs n.42/2004) non senza fraintendimenti e taluni determinismi (D’Onghia V., Milella S., Pietrantonio P., 2018).
I paesaggi forestali delle gravine
Giuseppe Misano
In chiave naturalistico-ambientale il territorio occidentale delle Gravine dell’arco Ionico rappresenta uno dei settori più complessi ed interessanti non solo della Regione Puglia. Ciò si deve alla spiccata eterogeneità ambientale a cui corrisponde una diversità ecosistemica elevatissima, soprattutto in termini floristico-vegetazionali. I principali aspetti e forme della vegetazione possono essere ricondotti alle seguenti formazioni vegetali: vegetazione boschiva, vegetazione di macchia, vegetazione di gariga, vegetazione di prateria, vegetazione rupestre, vegetazione igrofila.
Pietra e muretti a secco
L’architettura della pietra a secco
Arianna Conte
Il geografo Carlo Maranelli nel 1909 definì con il toponimo Murgia dei Trulli una particolare subregione pugliese, ossia la parte sud-orientale dell’altopiano carsico pugliese, nella quale area ricade un’oasi di popolamento sparso dominato da trulli.
Quest’area è caratterizzata dalla presenza di ulteriori manifestazioni architettoniche costituite da pietre a secco, ossia manufatti assemblati senza l’ausilio di alcun allettante, come i muretti che seguono naturalmente i contorni e le sinuosità del paesaggio, creando un fitto reticolato che, per innumerevoli chilometri, cinge i terreni coltivali, creando perfette e artistiche geometrie.
L’UNESCO e l’arte dei muretti a secco
Arianna Conte
Il 2018 si è concluso con un notevole riconoscimento internazionale per la Puglia, ossia con l’inclusione del dry stone walling, arte dei muretti a secco, nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO).
Gli obiettivi principali di tale ente mirano, principalmente, a favorire la valorizzazione e la tutela del patrimonio culturale monumentale e tangibile ma, anche, di tutte quelle tradizioni trasmesse dai nostri antenati mediante il linguaggio e le pratiche sociali intangibili, definite, appunto Patrimonio Immateriale
L’incanto della Valle d’Itria
Cristina Comasia Ancona
La Valle d’Itria è una suggestiva vallecola carsica che s’estende nel territorio di confine degli attuali comuni di Martina Franca, di Cisternino e di Locorotondo e s’insinua sui crinali delle ultime pendici della parte sud-orientale dell’altopiano carsico pugliese, degradando dolcemente nella piana salentina.
È una meravigliosa tavolozza di colori dove l’azzurro del cielo mediterraneo si fonde con il vetusto grigio dei trulli e dei sinuosi muretti a secco, con il rosso-ruggine dei fazzoletti di terra, con il bianco calce dei centri storici e icastiche masserie e con il lussureggiante verde delle imponenti querce, degli ulivi secolari e dei floridi vigneti.
Animali e piante
Biodiversità e ricchezza della flora e fauna
Anna Maria Castellaneta
L’Arco Ionico e il suo immediato entroterra presentano una particolare combinazione tra posizione geografica nel Mediterraneo, elementi e fattori climatici, caratteristiche chimiche e fisiche dei suoli, aspetti geomorfologici e tettonici.
La vegetazione del tarantino, fortemente frammentata dall’urbanizzazione e dalla riduzione a coltura di suoli anche rocciosi e impervi, non è ancora del tutto indagata e divulgata; ciononostante, essa è caratterizzata da raggruppamenti di specie peculiari e da numerose tracce di naturalità diffusa e di notevole biodiversità, sicché in Puglia è senza eguali e di grande suggestione scientifica e culturale.
“Bosco delle Pianelle”
Riserva naturale regionale orientata
Anna Maria Castellaneta
L’altopiano delle Murge delimita a settentrione l’Anfiteatro Tarantino e costituisce un’unità fondamentale nel diversificato panorama paesaggistico disegnato dal Golfo di Taranto e dalle Isole Cheradi.
Sebbene l’altitudine massima rilevata in loco corrisponda a 478 metri sul livello del mare, nella cartografia ufficiale dell’Istituto Geografico Militare ognuno dei rilievi del primo e del secondo gradino è detto monte.
Flora e fauna della costa orientale
Vito Crisanti
L’intervento dell’uomo in provincia di Taranto, come nel resto del Meridione, nei secoli ha ridotto le superfici ricoperte dai boschi e dalla vegetazione spontanea, relegando questi ultimi negli ambiti rocciosi e meno fertili; ma anche in questo caso le continue utilizzazioni, il pascolo e gli incendi hanno determinato l’ulteriore impoverimento della flora che nei casi più gravi ha fisiognomicamente assunto l’aspetto delle garighe e delle aride praterie pre-steppiche.
La fauna del versante orientale ha percorso le medesime vicissitudini della vegetazione naturale e negli ultimi secoli si è improntata ad una estrema semplicità, essendosi adattata alle mutate condizioni dell’ambiente.
Masserie Natura e Viridaria
Da Capo S. vito al canale Ostone
Antonio Vincenzo Greco
La presente disanima si limita al litorale tarantino sudorientale nel tratto compreso fra Capo San Vito ed il Canale Ostone, al confine con la marina di Lizzano.
Il diverso substrato geologico ha assegna a questo tratto di costa una storia molto diversa rispetto a quella occidentale. Qui infatti il substrato calcarenitico si spinge sino al litorale, relegando i cordoni dunali a pochi, discontinui, tratti, sopravvissuti spesso solo in forma di toponimo, come Monti d’Arena e le Canne (Pulsano); l’unica formazione di una certa rilevanza si stende fra Torre Zozzoli ed il canale di bonifica di Marina di Bagnara. Negli ultimi anni anche questo tratto sta, peraltro, subendo l’assalto di stabilimenti balneari.
La costa orientale
Alessandro Mariggiò
Il settore orientale della costa tarantina è caratterizzato da importanti emergenze ambientali, per la gran parte oggetto di tutela mirata quasi esclusivamente alla conservazione di tali invarianti strutturali e degli elementi che le contraddistinguono.
Tutela che nel corso degli anni si è sostanziata attraverso un impianto normativo specifico che ha comportato l’istituzione, dapprima di una serie di estese aree SIC (Siti di Importanza Comunitaria) che si estendono dal territorio di Maruggio a quello di Manduria fino al confine amministrativo con la provincia di Lecce, successivamente di un’area protetta regionale, le Riserve Naturali Regionali Orientate del Litorale Tarantino Orientale, il cui territorio comprende un’ampia area delle dimensioni di oltre 1.113 ettari ricadente interamente nel territorio comunale di Manduria.
L’azione antropica
Bonifiche, economia dell’incolto e saline
Giuseppe Misano
Precedentemente all’avvento delle bonifiche idrauliche avvenute a partire dagli anni venti e conclusesi negli anni trenta, l’area costiera dell’arco jonico si presentava come un’area paludosa e dunque di difficile utilizzazione da parte dell’uomo a causa della presenza della malaria e della difficoltà di attraversamento, specie nei periodi più piovosi dell’anno. Le acque convogliate dai fiumi (Galaso, Lato, Lenne) non giungevano a mare come attualmente avviene, ma creavano un’ampia area allagata parallela alla linea di costa: il pantano Stornara, che se da un lato costituiva una naturale difesa contro gli invasori che provenivano dal mare, dall’altro rappresentava problemi igienico sanitari a causa della presenza della malaria.
I mari di Taranto
Lama fiume Lato: riqualificazione e fruizione
Giuseppe Misano
Il tratto finale delle gravine che si apre nella piana antistante il mare assume una forma meno incisa e profonda a causa della natura alluvionale del substrato che risulta più facilmente erodibile rispetto ai duri calcari cretacici in cui sono scavate le gravine. Per tale motivo in questo tratto l’azione di scavo dell’acqua agisce prevalentemente in larghezza invece che in profondità, dando origine alle “Lame”, dal tipico profilo ad “U” che si contrappone al profilo a “V” delle Gravine.
La Lama del Lato raccoglie e convoglia le acque che provengono dalla Gravina di Laterza, dalla Gravina del Varco, dalla Gravina grande di Castellaneta oltre che da altri solchi gravinali minori.
Dune e pinete costiere
Giuseppe Misano
La costa occidentale jonica ricadente nei comuni di Ginosa, Castellaneta, Palagiano, Massafra e Taranto è stata dichiarata zona di notevole interesse pubblico, poiché caratterizzata da una fascia ininterrotta d’arenile chiusa verso l’entroterra da una fitta pineta.
Nell’area sono presenti infatti componenti idrologiche (fiumi, torrenti e corsi d’acqua iscritti negli elenchi delle acque pubbliche), componenti geomorfologiche (cordoni dunali), nonché componenti botanico-vegetazionali (boschi, prati e pascoli naturali, formazioni arbustive in evoluzione naturale, Aree umide di interesse paesaggistico). Nell’area sono inoltre presenti, quali componenti delle aree protette e dei siti naturalistici, beni paesaggistici individuati dal PPTR: parchi, riserve e siti di rilevanza naturalistica.
Aspetti vegetazionali e faunistici
Giuseppe Misano
La presenza lungo la costa ionica delle aree umide e di quelle temporaneamente allagate, unitamente alle foci dei corsi d’acqua (Galaso, Lato, Lenne, Tara, Patemisco) e all’ultimo stagno retrodunale, il Lago Salinella, conferiscono all’area una grande valenza ecologica in quanto rappresentano importanti siti di sosta per l’avifauna migratrice. Queste aree, infatti, sono molto importanti per numerose specie di uccelli acquatici, soprattutto Laridi e Sternidi, presenti in gran numero durante le migrazioni; nei canneti retrodunali, inoltre, è stato confermato lo svernamento del Forapaglie castagnolo (Acrocephalus melanopogon).
Le superfici allagate grazie alle piogge primaverili ospitano diversi Aironi e il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) Infine lo spazio aereo di questa vasta zona è sorvolato da diversi rapaci, dalla Albanella minore (Circus cyaneus): al Gheppio (Falco tinnunculus).
I Citri del Mar Piccolo di Taranto
Angelo Doglioni
L’arco ionico tarantino, si estende per uno sviluppo complessivo di circa un centinaio di chilometri nell’area nord-orientale del Golfo di Taranto. Questo corrisponde al prolungamento meridionale dell’Avanfossa Bradanica, posta tra le coltri alloctone dell’Appennino Meridionale ad ovest e l’area tettonicamente stabile delle Murge (Avampaese Apulo) ad est
Il substrato dell’intera area è costituito da litotipi calcarei del cretacico (Calcare di Altamura) che affiorano nelle parte settentrionale ed orientale dell’intero arco ionico.
Flora e fauna costiera del Mar Piccolo
Vito Crisanti
Il paesaggio vegetale della Puglia si presenta particolarmente diversificato e complesso quale conseguenza della notevole ricchezza ambientale. In relazione alle specifiche caratteristiche territoriali ed antropiche, la Puglia viene suddivisa in diverse sub-regioni quali il Gargano, il Subappennino Dauno, il Tavoliere di Foggia, la Murgia Alta, la Cimosa litoranea, la Murgia di Sud est o Murgia dei Trulli, l’Anfiteatro Tarantino, il Tavoliere di Lecce, il Salento delle Serre o Salento Meridionale (A. Sigismondi, N. Tedesco in La vegetazione in Italia, 1992).
Ricchezza e Biodiversità del Mar Piccolo
Fernando Rubino, Giovanni Fanelli
Il Mar Piccolo è un mare interno, semi-confinato che si estende a Nord della città di Taranto. È diviso dal promontorio di Punta Penna in due bacini, il Primo Seno, o Seno di Ponente, direttamente connesso con il Mar Grande e il Secondo Seno, o Seno di Levante, che rappresenta la parte più confinata del sistema dei mari di Taranto che comprende anche il Mar Grande ed il Golfo di Taranto.
Mar Piccolo è un sistema ambientale complesso. Il suo ecosistema, cioè l’insieme di tutte le componenti, fisiche e biologiche, è stato oggetto di molti studi scientifici, data l’importanza che ha sempre avuto nel contesto socio-economico della città di Taranto.
Il parco del Mar Piccolo
Vito Crisanti
Il Mar Piccolo di Taranto, un bacino interno della superficie di circa 2.000 ettari, comunicante col Mar Grande (il Golfo di Taranto) attraverso due aperture (il Canale Navigabile – attraversato dal Ponte Girevole – ed il Ponte di Pietra, ubicato a ovest nei pressi della stazione ferroviaria), costituisce probabilmente un “unicum ambientale” nell’intero contesto mediterraneo.
Come è noto, grazie ai “Citri” (vedi articolo presente in altre pagine della presente pubblicazione), l’apporto quotidiano di copiose acque dolci provenienti dalle sorgenti sottomarine, oltre che creare un ambiente irripetibile, contribuisce all’abbattimento del carico di inquinanti provenienti da industrie, zone militari, reflui urbani e aree artigianali di Taranto e dei paesi prossimi al Mar Piccolo i cui delicati equilibri ecosistemici, nell’ultimo secolo, sono stati costantemente alterati dalle attività umane.
Itinerario circumarpiccolo
Suggestioni ed emozioni
Enza Tomaselli
L’itinerario ‘circumarpiccolo’ si snoda lungo il tratto centrale del secondo seno del Mar Piccolo; in uno scenario geologico e naturalistico di straordinaria bellezza, ricco di testimonianze storiche, intercetta alcune sorgenti carsiche, fra cui le più importanti sono in prossimità del Convento dei Battendieri.
Percorrendolo in nelle diverse stagioni e nei diversi momenti della giornata, quando i colori mutano dalle tenui sfumature madreperlate dell’alba all’oro rosso del tramonto, appare evidente che la vera protagonista è la Pietra!
L’ecosistema marino del Golfo di Taranto
Mario M. Imperatrice
Il bacino del Mar Ionio ed in particolare la parte settentrionale, per motivi derivanti la geologia regionale, si inserisce in un quadro molto complesso che ne fa uno dei punti più interessanti e complessi del Mediterraneo centrale. La morfologia del fondo marino inevitabilmente rispecchia le forme del paesaggio in superficie dell’Appennino meridionale.
Il Golfo corrisponde ad una grande depressione valliva (Valle di Taranto) dove il versante nord-est presenta fondali pressoché uniformi e a debole pendenza mentre il versante sud-ovest ha un fondo estremamente irregolare e spesso inciso con elevazioni, depressioni e grandi estensioni pianeggianti.
Osservare i delfini
Turismo e ricerca
Jonian Dolphin Conservation
Il bacino del Mar Mediterraneo, che si potrebbe definire “irrilevante” in termini di grandezza rispetto agli oceani mondiali (circa lo 0.8%), è comunicante con l’Oceano Atlantico tramite una stretta apertura (Stretto di Gibilterra) ed al suo interno avvengono tutti o quasi quei processi bio-geofisici (Williams, 1998) che si verificano nei grandi oceani, ma a scale superiori e non facilmente analizzabili. Per questo il Mediterraneo è considerato un “laboratorio marino in miniatura” (Lacombe et al. 1981, Robinson e Golnaraghi 1995).
Prospettive
Ciclovie di Puglia
Realtà e prospettive
Lello Sforza
Il termine “ciclovia” si è imposto all’attenzione di opinione pubblica, addetti ai lavori e istituzioni a seguito della introduzione, con la Legge di Stabilità 2016 e successive integrazioni, del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche (SNCT).
Tra le prime dieci ciclovie nazionali individuate è stata inserita inizialmente la Ciclovia dell’Acquedotto pugliese, da Caposele a Santa Maria di Leuca e successivamente anche la Ciclovia Adriatica, da Venezia fin solo al Gargano, non riconoscendo, evidentemente, tutta l’estensione della costa pugliese fino a Santa Maria di Leuca. Ciò nonostante le proteste ufficiali della Regione Puglia e il consenso ottenuto da parte di tutte le regioni adriatiche.
Cambiamenti climatici, agricoltura e territorio
Domenico Ventrella
Washington Post, 3 ottobre 2018: Gli scienziati del clima stanno “uscendo pazzi” per trovare le parole giuste per cattive notizie. L’info-grafica dell’articolo è molto eloquente (Figura 1), con un video che riporta le differenze di temperature medie annue (anomalie) di 192 nazioni rispetto ai 137 anni precedenti. Nell’immagine ho estratto quattro anni: 1891, 1939, 1988 e, per finire, 2017.
E’ evidente come la situazione si sia aggravata nel corso del ‘900 con un peggioramento esponenziale e la maggior parte delle nazioni che riportano, negli ultimi anni, un aumento maggiore di 1,2°C. Molte superano 1,5, qualcuna addirittura la tanto temuta soglia di 2°C. Per l’Italia, nel 2017, è stato registrato un incremento di 1,4°C.